Teatro Comunale Garibaldi, Enna, domenica 19 maggio, 2013

“Dame Quijote” Festival al Teatro Garibaldi di Enna

Aprire i rubinetti alla cultura, allagare la città di musica, far debordare gli argini al fiume della drammaturgia e incoraggiare il diluvio della creatività.

Nell’ambito della rassegna “Inondazioni – teatro a Sud”, prodotta dalla Compagnia dell’Arpa nella città di Enna,

il 19 maggio alle ore 20.30 al Teatro Garibaldi
debutto dell’opera teatrale “Dame Quijote”,
scritta e diretta da Elisa Di Dio,
con Nadia Trovato,
nuova produzione della Compagnia dell’Arpa.

Quijote è una donna che sogna.
In questo, non molto diversa da tutte le altre donne. Solo che in lei lo spazio del sogno è più ampio di quello occupato dalla realtà.

Così, in nome del suo sogno, soprattutto un sogno d’amore, di armonia, di bellezza, di libertà, ogni giorno scende a combattere la sua battaglia per affermare il diritto a tutto questo… incontra sulla sua strada altre donne, altre guerriere… alcune animate come lei dallo stesso desiderio, altre invece disilluse o fiaccate dalla lotta, altre, addirittura, vinte. Scontro tragicomico tra ideale e reale, al femminile.

Quijote è tutte le donne che non si arrendono ai sogni fatti a metà. Ma non è detto che vincano, e non è detto che siano nel giusto. L’importante è battersi e viaggiare, lottando, per scoprire e abitare nuovi orizzonti.

L’opposizione all’irriducibile sete di ideale di Quijote è Sancia, sua serva fedele, scudiera e deriva razionale delle metafisiche astrazioni della protagonista. Sancia è il freno costituito dal buon senso; il controcanto borghese alla smania eroica di Quijote.

Ma anche lei mostrerà segni di complessità interiore, anche lei invocherà il diritto alla sfida della fantasia, anche lei rivelerà che accettare il reale non sempre è indolore, e non ci rende immuni dalla infelicità. Tutto è ambientato in un tempo mobile. Si viaggia dall’epoca del valoroso hidalgo, all’oggi.

Tutto è ambientato in un tempo mobile. Si viaggia dall’epoca del valoroso hidalgo, all’oggi. Il topos geografico donchisciottesco si amplia a un gioco di incastri spaziali, dove lingua e dialetto, miscugli linguistici improbabili fanno affiorare l’idea di un mediterraneo sensibile, luogo dell’anima e del sentimento.

Il culmine narrativo è rappresentato da una giostra repertorio di uomini impossibili, attraverso l’arma ironica e autoironica della parola usata come una spada, o una lancia, o un fiore.. Sagome appese a cantinelle, fantocci uomini, essenze fantasmatiche in gabbie/voliere….

Una rete con un materasso vecchio, bianche lenzuola….repertorio di grigi, dal tortora al piombo, come pesanti porte di prigioni.

 

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