Piccolo Teatro Padova, venerdì 11 novembre, 2011

I rusteghi, Piccolo Teatro Padova

di Carlo Goldoni
Compagnia Teatrale “La Barcaccia”, Verona 
Personaggi e interpreti:
Lucietta
Margarita
Lunardo
Maurizio
Marina
Filippetto
Simon
Felice
Riccardo
Canciano

 Laura Benassù
Kety Mazzi
Roberto Puliero
Giuseppe Vit
Fernanda Vettorello
Nicola Cancian
Davide Valieri
Elisabetta Tescari
Franco Cappa
Giorgio Rosa
 
Regia: Roberto Puliero
 
“I Rusteghi” è stata universalmente riconosciuta “una delle vette del teatro comico settecentesco”, “il più alto approdo dell’arte goldoniana”.
La sua perenne attualità è legata al contrasto fra generazioni che anima compiutamente la commedia: da una parte due giovani che istintivamente si arrogano il diritto di fare da soli le proprie scelte, sostenuti dal naturale buon senso di un mondo femminile inquieto, ingenuamente e inconsapevolmente ribelle; dall’altra quattro “rusteghi” vecchi più d’animo che d’età, impauriti dal nuovo, ostinatamente fermi alla difesa di valori sorpassati, di virtù ridotte a sterili fissazioni, di beni e di potere da preservare contro una cultura sconosciuta.
Il mondo esterno, che respira a pieni polmoni il soffio innovatore dei tempi, resta sistematicamente fuori dalle loro mura domestiche, ove ne arrivano soltanto echi indistinti e rari bagliori.
Le vicende della commedia si dipanano nel breve arco di una mezza giornata, all’interno di stanze e case sempre uguali, piene di silenzi, ergete intese, sogni nascosti, ripicche e brontolii che sottolineavano l’intero passaggio del tempo. Poi tutto improvvisamente si anima in un attimo, un crescendo inquieto attraverso le antiche sale, le donne e i giovani colgono una felice sorpresa “la so Zornada”.
Tra le più recenti messinscena esasperatamente corrucciate e gli effetti scontati di un vecchia tradizione interpretativa, “La Barcaccia” cerca una sua terza strada, un punto d’incontro che consenta una visione critica della vicenda, senza tuttavia ignorare del tutto quel patrimonio di teatro naturalmente costruitosi nelle letture d’una commedia, ove del resto anche la veneziani e del dialetto altro non sono che geniali ricreazioni goldoniane al fine di costruire un più felice meccanismo teatrale.
Lo stesso “lieto fine” conclusivo, sembra sussurarci l’autore, è in realtà solo teatro; la vita vera continuerà con i suoi contrasti e sussurri, finchè un giorno, forse, Felippettto diventerà “rustego” anche lui.

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